POMODORO Giò

 

Giò Pomodoro nasce a Orciano, provincia di Pesaro nel 1930. Trascorre gli anni della formazione a Pesaro, pomodoro_gdove frequenta l’Istituto tecnico per geometri. Dopo un breve soggiorno a Firenze per il servizio militare, si trasferisce a Milano con la famiglia. E’ il 1954 e Giò e il fratello Arnaldo sono già noti alla Galleria Il Naviglio di Milano e alla Galleria del Cavallino di Venezia. Invitato a esporre alla Biennale di Venezia del 1956, Pomodoro presenta i lavori dei primi anni milanesi: gli agenti fusi su ossi di seppia dedicati al poeta Ezra Pound. Collabora con la rivista “Il Gesto”, le mostre del gruppo Continuità lo vedono protagonista del fermento della vita artistica milanese. Negli anni sessanta continua il suo studio lavorando alle superfici in tensione, che gli procurano il primo premio per la scultura per Giovani artisti di Parigi e che diverranno tematica primaria del suo lavoro per gli anni a venire. Nel 1965 sono oggetto di analisi le Folle e i Radiali, le cui superfici in tensione sono sviluppate secondo le direzioni cartesiane dello spazio. Per i successivi dieci anni predilige lavorare la pietra e il marmo, trasformando le tensioni in torsioni. Gli Archi, i Soli, i Contatti sono protagonisti delle grandi sculture realizzate presso lo studio di Querceta, in Versilia. I nuovi cicli vengono esposti nel 1974 presso la Galleria Il Naviglio di Milano e in molte altre mostre negli anni successivi Nel 1977 crea la sua prima grande opera pubblica, il Piano d’uso collettivo, dedicata alla memoria di Antonio Gramsci. La dimensione “esterna” conquistata dal progetto sardo lo porta a ricevere numerose commissioni in spazi aperti non solo pubblici ma anche privati. Gli anni ottanta lo vedono realizzare imponenti complessi monumentali. Il 1984 lo vede protagonista di una intera sala alla Biennale di Venezia e di una grande mostra antologica a Palazzo Lanfranchi di Pisa, con una prospettiva sulle sue opere dal 1954 al 1984. Un nuovo percorso di studi caratterizza la metà degli anni ottanta che trova espressione nel ciclo di Hermes, presentato al pubblico a Lugano nel 1985. La fine degli anni ottanta è caratterizzata da importanti antologiche e personali curate da critici di rilievo. Altre commissioni vedono protagonista la scultura nelle città di Torino e di Taino. Il suo intervento in spazi pubblici diventa così sempre più significativo e lo porta in giro per il mondo. Nel 1993 a Tel Aviv presso l’Ateneo della città si tiene una sua grande mostra personale in occasione dell’acquisto da parte di un privato per l’ateneo dell’opera Scala Solare-omaggio a Keplero. Nel 1994 partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968 al Guggenheim Museum di New York, mentre l’anno successivo è invitato a far parte dell’International Sculpture Center di Washington D.C. Il 1996 è l’anno di Firenze e dei Soli e soprattutto di un gran numero di disegni e dipinti su carta di notevoli dimensioni. Nel 2000 viene pubblicata la monografia Giò Pomodoro: opere disegnate 1953-2000 a cura di Giovanni maria Accame, che già nel 1995 aveva presentato una personale di Pomodoro alla Galleria Spazia di Bologna. Nell’aprile del 2002 l’International Sculpture Center gli conferisce il premio alla carriera, è il primo italiano a riceverlo, la Galleria Giò Marconi celebra l’evento con un omaggio all’artista. Giò Pomodoro muore nel suo studio di Milano il 21 dicembre del 2002, giorno del solstizio d’inverno.