BOZZETTI Cino
Cino Bozzetti nascee il 21 ottobre 1876 a Lecce. Si trasferì giovanissimo a Borgaretto e frequentò il ginnasio ad Alessandria. Nel 1897, si trasferì a Torino, dove frequentò l’Accademia Albertina. Qui fu allievo di Ubertalli e approfondì poi i suoi studi artistici con Follini. Amante profondissimo della natura fu l’interprete più spontaneo della campagna intorno a Borgoratto di cui riuscì a scoprire – e a trasformare in immagini – angoli o momenti pittorici e poetici. Nel 1901 espose un disegno a carboncino alla Promotrice, partecipando poi alla Quadriennale torinese del 1902-1903. Dal 1903 al 1913 si dedicò al disegno, quindi all’acquarello. Buon conoscitore delle tecniche ad olio fu forse superiore come acquerellista grazie alla sua grande sensibilità nel cogliere i toni di colore delicati e soffusi. Nel 1906 iniziò lo studio, la ricerca e la produzione di incisioni ad acquaforte dimostrando la sua grandezza di incisore e disegnatore a carboncino. Nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu una delle personalità di maggior spicco alla “Mostra dell’ Incisione italiana” e, quindici anni dopo, con una personale a Torino, confermò di essere fra i migliori incisori italiani del primo Novecento. Le sue opere furono presenti a Firenze nel 1932, alla prima mostra del bianco e nero poi, nel 1943, espose alla Quadriennale di Roma e a Bruxelles, nel 1944 a Ginevra, a Londra nel 1946, a Losanna nel 1948 e a Parigi nel 1949. Ma la mostra che lo collocò definitivamente fra i maggiori artisti italiani del secolo scorso fu la personale tenutasi nel 1947 alla Bussola di Torino. Sulla scia di tale definitiva consacrazione giunsero poi la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 e la mostra di 121 acqueforti alla Calcografia Nazionale di Roma nel 1949. Infinito è il numero delle mostre a cui partecipò in vita e che sono state organizzate dopo la sua scomparsa, ma una delle sue produzioni più belle rimane forse la raccolta di stampe ispirate alla mitologia ed in particolare quelle dedicate alle “brutte arpie”, animali infernali con fattezze d’uomo e di uccello. Era intento alla produzione di un altro ciclo di acqueforti quando, improvvisamente, si spense a Borgoratto il 25 luglio 1949.