THEIMER Ivan
Ivan Theimer nasce nel 1944 a Olomouc, in Moravia, storica regione dell’attuale Repubblica Ceca. In seguito all’invasione sovietica del 1968 lascia il suo paese per stabilirsi a Parigi dove riprende all’Ecole des beaux-arts gli studi di arte già conclusi in patria.
Negli anni Settanta partecipa a numerose mostre in Francia e comincia a distinguersi nel vivace ambiente artistico della capitale tanto che dieci anni dopo il suo arrivo è invitato a partecipare alla Biennale di Venezia nel Padiglione francese, partecipazione che rinnoverà nel 1982 con una personale e nel 1995 per il centenario a Palazzo Grassi.
In quegli anni si dedica molto anche alla grafica e nel 1975 illustra per Olivetti Le passeggiate solitarie di Jean-Jacques Rousseau. Questa attività culmina nel 1982 con la realizzazione delle illustrazioni per due libri, Le roi Cophetua di Julien Gracq per le edizioni Le livre contemporain et les bibliophiles franco-suisses e La nuit de Gheel di Jean Mistler per l’editore Nouveau cercle parisien du livre.
Nello stesso periodo, i viaggi di studio e poi di lavoro lo portano sempre più in Italia dove approfondisce le sue conoscenze tecniche in ambito scultoreo prima nelle fonderie di Verona e poi di Pietrasanta, città in cui trova una cerchia di artigiani di grande livello che lo assecondano, lo stimolano e con cui sceglie di lavorare sovente.
Da allora le mostre personali e collettive si susseguono in tutta Europa, soprattutto in Francia, in Italia, in Svizzera e in Germania. Quando, nel 1989, in seguito alla Rivoluzione di velluto e all’elezione di Vaclav Havel alla Presidenza della Cecoslovacchia, si assiste al tanto auspicato cambiamento politico, Theimer riprende i contatti con il suo paese d’origine e partecipa con entusiasmo al clima di rinnovamento culturale realizzando nel 1992 per la città di Uhersky Brod un monumento alla memoria del celebre pedagogista Jan Amos Comenius. A ricompensare il suo ritorno e la sua partecipazione alla vita artistica del paese è lo stesso Havel che decide di dedicargli una grande mostra antologica al Belvedere del Castello di Praga che inaugura egli stesso nel 1996.
Molte città italiane gli hanno dedicato delle mostre nel centro storico e nei musei :
ricordiamo la personale del 1997 nella splendida Villa Bottini di Lucca, l’antologica in piazza del Duomo a Pietrasanta e nella Chiesa di Sant’Agostino nel 1998, la personale in Piazza del Municipio e nella Chiesa di San Lorenzo ad Aosta nel 1999, l’allestimento a Portoferraio e alla Villa Demidoff all’Isola d’Elba nel 2003, la personale alla Rocca Malatestiana e in città a Cesena nel 2004, l’allestimento sul sagrato del Duomo di Massa nel 2006, la mostra a Palazzo Reale di Milano nel 2007, la mostra a Palazzo Pitti e nei Giardini di Boboli a Firenze, la mostra Forme nella città nel centro storico di Macerata nel 2009, due mostre antologiche molto esaustive in Repubblica ceca nelle città di Olomouc e di Uhersky Brod, una grande mostra nel museo di arte contemporanea di Foligno e, ultima personale di grande rilievo in ordine di tempo, Il sogno di Theimer alla fortezza medicea di Arezzo.
Ivan Theimer si esprime con pari naturalezza nella pittura, nella grafica e nella scultura ma si è particolarmente dedicato a grandi progetti di committenze pubbliche e private e ha realizzato sculture monumentali in Francia, in Germania, in Italia e in Repubblica Ceca. Si possono ammirare le sue realizzazioni sia nell’ambito di uno spazio sacro, come nel duomo di Massa Marittima, che nei grandi spazi aperti, come lungo l’autostrada fra Nantes e Niort, o nel centro di grandi città come Parigi, Bordeaux e Amiens o anche negli spazi verdi. In questi progetti di ampio respiro e grandi dimensioni, Theimer si rivela sempre capace di inserirsi con rispetto nel contesto storico, culturale e geografico preesistente alla sua opera.
Negli ultimi anni si è anche dedicato molto alla creazione di scene e di costumi per l’opera lirica, ambito in cui è felice di poter coniugare l’amore per la musica con i suoi numerosi talenti.
Vive fra Parigi e Pietrasanta ma viaggia spesso in luoghi lontani dove va a cercare i paesaggi di natura e di cultura che gli piace fissare nei suoi acquerelli.
biografia a cura di Olga Spanio di Spilimbergo































































a Ginevra frequentò lo studio di Castan, a Parigi incontrò Constant Troyon della scuola di Barbizon.


Si trasferì giovanissimo a Borgaretto e frequentò il ginnasio ad Alessandria. Nel 1897, si trasferì a Torino, dove frequentò l’Accademia Albertina. Qui fu allievo di Ubertalli e approfondì poi i suoi studi artistici con Follini. Amante profondissimo della natura fu l’interprete più spontaneo della campagna intorno a Borgoratto di cui riuscì a scoprire – e a trasformare in immagini – angoli o momenti pittorici e poetici. Nel 1901 espose un disegno a carboncino alla Promotrice, partecipando poi alla Quadriennale torinese del 1902-1903. Dal 1903 al 1913 si dedicò al disegno, quindi all’acquarello. Buon conoscitore delle tecniche ad olio fu forse superiore come acquerellista grazie alla sua grande sensibilità nel cogliere i toni di colore delicati e soffusi. Nel 1906 iniziò lo studio, la ricerca e la produzione di incisioni ad acquaforte dimostrando la sua grandezza di incisore e disegnatore a carboncino. Nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu una delle personalità di maggior spicco alla “Mostra dell’ Incisione italiana” e, quindici anni dopo, con una personale a Torino, confermò di essere fra i migliori incisori italiani del primo Novecento. Le sue opere furono presenti a Firenze nel 1932, alla prima mostra del bianco e nero poi, nel 1943, espose alla Quadriennale di Roma e a Bruxelles, nel 1944 a Ginevra, a Londra nel 1946, a Losanna nel 1948 e a Parigi nel 1949. Ma la mostra che lo collocò definitivamente fra i maggiori artisti italiani del secolo scorso fu la personale tenutasi nel 1947 alla Bussola di Torino. Sulla scia di tale definitiva consacrazione giunsero poi la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 e la mostra di 121 acqueforti alla Calcografia Nazionale di Roma nel 1949. Infinito è il numero delle mostre a cui partecipò in vita e che sono state organizzate dopo la sua scomparsa, ma una delle sue produzioni più belle rimane forse la raccolta di stampe ispirate alla mitologia ed in particolare quelle dedicate alle “brutte arpie”, animali infernali con fattezze d’uomo e di uccello. Era intento alla produzione di un altro ciclo di acqueforti quando, improvvisamente, si spense a Borgoratto il 25 luglio 1949.

Fu allievo di Giani, Gamba, Gastaldi e Gilardi all’Accademia Albertina di Torino, ed iniziò con una pittura di genere per poi dedicarsi ad ariosi temi paesistici. Nel 1885 partecipò per la prima volta alla Promotrice con un’ opera di carattere sociale. Apprezzato ritrattista, autore di paesaggi, trattò anche il quadro di genere con assonanze simboliste,nella seconda parte della sua copiosa produzione.





sua vena pittorica dalla frequentazione dei maestri dell’epoca: Lorenzo Delleani e Andrea Tavernier.




























