FRA Giovanna

G.FRA – Hashtag, 2019, digital texture e acrilico su tela, cm 80 x 80

Giovanna Fra nasce a Pavia dove vive e lavora.

Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, preparando una tesi su John Cage ed il rapporto tra arte e musica nel ‘900, nel contempo studia restauro conservativo tra Milano e Venezia.
La prima esposizione avviene ancora studente dell’Accademia, nel 1991 presso lo storico Bar Jamaica di Brera a Milano.
Con Ipergrafie (2014) e successivamente Texture (2016) ha origine una nuova sperimentazione tecnica. Fotografia digitale e pittura si evolvono in un nuovo percorso.
Tra le principali mostre in sedi pubbliche e private si segnalano: “Rumore bianco” Chiesa dei S. Ambrogio e Bellino di Vicenza. “Fugaci cromie” Palazzo del Broletto di Pavia. “Arte aniconica” Casa del Mantegna a Mantova. “Carte italiane” Istituto Borges, Buenos Aires. “Dialogo tra generazioni, dal Futurismo ai giorni nostri” Ambasciata Italiana, Il Cairo. “Quattro volti” Istituto Italiano di Bruxelles. “Michelangelo oggi” Westend Galerie, Francoforte. “Texture” Mondadori Store Duomo a Milano, nello stesso anno espone “Fil Rouge” presso la V.I.U. Isola di San Servolo nell’ambito della Biennale di Architettura a Venezia. Nel 2015 è invitata alla manifestazione di beneficenza Convivio a Milano e alla collettiva “Nothing is real” M.A.O (Museo d’Arte Orientale) Torino, segue la personale “Lo Do La Fra” a Palazzo Coveri, Firenze. In occasione della personale “Paesaggi sonori” alla Galleria Rotta Farinelli di Genova presenta il Catalogo (Skira ed.) a cura di Luca Beatrice e Vittorio Sgarbi, nello stesso ambito viene collocata una sua scultura “Colonna picta” nel Museo del Parco di Portofino. Nel 2016 presenta la mostra “Texture” presso il Museo Nazionale d’Albania di Tirana e partecipa alla collettiva “The Real Face” a Villa Faravelli ad Imperia e presso ArteAriston Gallery di Sanremo, un omaggio alla figura di David Bowie. Sue personali alla Galleria Armanda Gori di Prato e al Centro Steccata di Parma. Diverse le collaborazioni con gallerie di Brescia, Milano e Bari, con le quali presenzia a numerose Fiere d’arte italiane, tra le quali Parma, Pavia, Piacenza, Forlì e Genova. Recenti sono installazioni di opere Light Art dal titolo Sovraesposti, al Castello Visconteo di Pavia e nell’ambito del Festival estivo presso la Fortezza Santa Barbara di Pistoia, capitale della cultura italiana 2017.
Presso Palazzo Vetus di Alessandria rende omaggio a Luigi Tenco “Se stasera siamo qui” insieme ad un intervento musicale di Enzo Iacchetti, mentre a Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce(CR), viene allestita un intera sala di opere dedicate alla figura di Cecilia Gallerani, la Dama con l’ermellino di Leonardo. Nel 2018 presenta una mostra personale all’interno dello storico jazz club Blue Note di Milano dal titolo “Yellow, Red and Bluenote”.
Questo stesso anno durante la 57’ edizione della Biennale di Venezia, partecipa al Friendschip project presso il Padiglione Nazionale della Repubblica di San Marino.
“Tempus-Time” è il titolo della mostra all’interno della Reggia di Caserta, inaugurata nel mese di giugno del 2018, accompagnata da un catalogo a cura di Luca Beatrice (Skira ed.).
Nel 2019 partecipa alla 58’ Biennale di Venezia (Padiglione Repubblica San Marino) presso Palazzo Bollani, dove allestisce una personale dal titolo “Timelapse”.
Nell’ottobre dello stesso anno, a cura di Vincenzo Sanfo, espone presso Aula Picta di Barolo (CN) una serie di dipinti in “dialogo tra segno e colore” con l’opera del grande artista catalano Joan Mirò.
Nel 2020 partecipa ad un nuovo progetto digitale dal titolo “#Distanzazero”con la direzione artistica di Alberto Bartalini in collaborazione con Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli presso Lajatico.
Al Museo di Villa Croce di Genova partecipa ad Arte Jeans, storia di un mito. Nello stesso anno è presente a Biennale Light Art di Mantova alla Casa del Mantegna con un lavoro luminoso.
“Timeandlight” è il titolo della mostra personale presso la palazzina Storica di Riva del Garda.
Nel 2022 inaugura in sei Comuni del Roero la mostra diffusa “Earth and rise, la ceramica dei grandi maestri”.
Partecipa alla grande mostra “Miti, eroine e ribelli” a cura di Pierluigi Carofano, Tamara Cini e Mediatica, presso il Convitto delle Arti di Noto (SR).
Attraverso il gruppo Avangart, alcuni suoi lavori sono stati utilizzati per scenografie di Film e sceneggiati televisivi come L’Amica Geniale, Bastardi a mano armata, Gomorra ed il thriller ambientato tra Roma ed Emirati Arabi, Gold Diggers.
In occasione della riapertura degli Horti Borromaici a Pavia, viene installata “Timelapse” una grande opera a parete all’interno dello spazio ExtraArt dove rimarrà collocata in modo permanente, nello stesso anno allestisce una mostra promossa da Soroptimist, Tracce di Adelaide nella biblioteca Sala Teresiana dell’Università di Pavia.

 

THEIMER Ivan

Ivan Theimer nasce nel 1944 a Olomouc, in Moravia, storica regione dell’attuale Repubblica Ceca. In seguito all’invasione sovietica del 1968 lascia il suo paese per stabilirsi a Parigi dove riprende all’Ecole des beaux-arts gli studi di arte già conclusi in patria.

Negli anni Settanta partecipa a numerose mostre in Francia e comincia a distinguersi nel vivace ambiente artistico della capitale tanto che dieci anni dopo il suo arrivo è invitato a partecipare alla Biennale di Venezia nel Padiglione francese, partecipazione che rinnoverà nel 1982 con una personale e nel 1995 per il centenario a Palazzo Grassi.

In quegli anni si dedica molto anche alla grafica e nel 1975 illustra per Olivetti Le passeggiate solitarie di Jean-Jacques  Rousseau. Questa attività culmina nel 1982 con la realizzazione delle illustrazioni per due libri, Le roi Cophetua  di Julien Gracq per le edizioni  Le livre contemporain et les bibliophiles franco-suisses  e  La nuit de Gheel  di Jean Mistler per l’editore Nouveau cercle parisien du livre.

Nello stesso periodo, i viaggi di studio e poi di lavoro lo portano sempre più in Italia dove approfondisce le sue conoscenze tecniche in ambito scultoreo prima nelle fonderie di Verona e poi di Pietrasanta, città in cui trova una cerchia di artigiani di grande livello che lo assecondano, lo stimolano e con cui sceglie di lavorare sovente.

Da allora le mostre personali e collettive si susseguono in tutta Europa, soprattutto in Francia, in Italia, in Svizzera e in Germania. Quando, nel 1989, in seguito alla Rivoluzione di velluto e all’elezione di Vaclav Havel alla Presidenza della Cecoslovacchia, si assiste al tanto auspicato cambiamento politico, Theimer riprende i contatti con il suo paese d’origine e partecipa con entusiasmo al clima di rinnovamento culturale realizzando nel 1992 per la città di Uhersky Brod un monumento alla memoria del celebre pedagogista Jan Amos Comenius. A ricompensare il suo ritorno e la sua partecipazione alla vita artistica del paese è lo stesso Havel che decide di dedicargli una grande mostra antologica al Belvedere del Castello di Praga che inaugura egli stesso nel 1996.

Molte città italiane gli hanno dedicato delle mostre nel centro storico e nei musei :

ricordiamo la personale del 1997 nella splendida Villa Bottini di Lucca, l’antologica in piazza del Duomo a Pietrasanta e nella Chiesa di Sant’Agostino nel 1998, la personale in Piazza del Municipio e nella Chiesa di San Lorenzo ad Aosta nel 1999, l’allestimento a Portoferraio e alla Villa Demidoff all’Isola d’Elba nel 2003, la personale alla Rocca Malatestiana e in città a Cesena nel 2004, l’allestimento sul sagrato del Duomo di Massa nel 2006, la mostra a Palazzo Reale di Milano nel 2007, la mostra a Palazzo Pitti e nei Giardini di Boboli a Firenze, la mostra Forme nella città nel centro storico di Macerata nel 2009, due mostre antologiche molto esaustive in Repubblica ceca nelle città di Olomouc e di Uhersky Brod, una grande mostra nel museo di arte contemporanea di Foligno e, ultima personale di grande rilievo in ordine di tempo,  Il sogno di Theimer alla fortezza medicea di Arezzo.

Ivan Theimer si esprime con pari naturalezza nella pittura, nella grafica e nella scultura ma si è particolarmente dedicato a grandi progetti di committenze pubbliche e private  e ha realizzato sculture monumentali in Francia, in Germania, in Italia e in Repubblica Ceca. Si possono ammirare le sue realizzazioni sia nell’ambito di uno spazio sacro, come nel duomo di Massa Marittima, che nei grandi spazi aperti, come lungo l’autostrada fra Nantes e Niort, o nel centro di grandi città come Parigi, Bordeaux e Amiens o anche negli spazi verdi. In questi progetti di ampio respiro e grandi dimensioni, Theimer si rivela sempre capace di inserirsi con rispetto nel contesto storico, culturale e geografico preesistente alla sua opera.

Negli ultimi anni si è anche dedicato molto alla creazione di scene e di costumi per l’opera lirica, ambito in cui è felice di poter coniugare l’amore per la musica con i suoi numerosi talenti.

Vive fra Parigi e Pietrasanta ma viaggia spesso in luoghi lontani dove va a cercare i paesaggi di natura e di cultura che gli piace fissare nei suoi acquerelli.

 

biografia a cura di Olga Spanio di Spilimbergo

MOI Osvaldo

Scultore da sempre, Osvaldo Moi sin dalla sua infanzia manifesta una forte propensione alla scultura. Con un semplice coltellino e in seguito con l’innovativo temperalapis, si cimenta sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi delle maestre.
Le sue opere sono realizzate privilegiando il bronzo e i legni pregiati. Fa uso di materiali innovativi come vetro-resina, plexiglass, resine epossidiche. Ama soprattutto esprimersi nel figurativo, ma si apre al surrealismo con la scultura. Il suo stile unico e inconfondibile, privilegia curve essenziali e amore per il dettaglio.

Ex Sottufficiale e pilota di elicotteri dell’esercito italiano dal 1980, nei suoi 36 anni di servizio, quando non era all’estero o in missione, ha sempre dedicato il suo tempo libero alla continua sfida con se stesso attraverso il confronto con le materie e le forme. Ha realizzato oltre un centinaio di opere, tra cui una serie di multipli di successo come le Escargot e i Paguri, oltre a tre importanti monumenti dedicati ai Caduti di Nassiriya (posizionati a Torino, Novara e Pianezza).
Tra i moltissimi progetti benefici, Moi ha realizzato nel 2016 il trofeo per la Gara di Golf del Monte-Carlo Golf Club organizzato da Helga Piaget per la Fondazione Passion Sea. L’organizzazione no-profit sostiene temi molto cari all’artista, come la sfida umanitaria volta a ripristinare la qualità dell’acqua sul pianeta, per un approccio più consapevole dell’importanza di proteggere i mari, gli oceani, i laghi e i fiumi anche per le generazioni a venire.
Tra i suoi numerosi ritratti dedicati ai personaggi pubblici, ricordiamo quelli di Albano Carrisi, Alfonso Signorini,  Asia Argento, Ban Ki-Moon, Carlo Verdone, Carmen Morello,  Claudio Baglioni, Gianluca Pecchini, Elena Chiabotto, Emanuele Filiberto di Savoia, Erica Tuccino, Fabio Fognini, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Francesco Facchinetti, Gianni Morandi, Giorgio Faletti, Ilaria Grillini, Irene Grandi, Irene Pivetti,  Lapo Elkann, Luca Barbarossa,  Mara Maionchi,  Massimo Max Pisu,  Maurizio Di Maggio, Novak Djokovic, Papa Benedetto XVI – Joseph Alois Ratzinger,  Patrizia Farchetto,  Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Pippo Baudo,  Principe Alberto Grimaldi II di Monaco, Renato Zero, Rosario Fiorello,  Silvio Berlusconi, Vittoria Cabello, Vittorio Sgarbi, Walter Veltroni.

(a cura di Monica Mantelli)

BIONDO Nazareno

Nazareno Biondo (Torino 1985) compie la sua formazione artistica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Dal 2008 partecipa ad alcuni simposi di scultura nazionali ed internazionali, in Italia ed all’estero, vince alcuni premi e concorsi e realizza alcuni monumenti. Nel 2012 inaugura il suo laboratorio, ove dal marmo, materia e matrice delle sue sculture, fa emergere oggetti del quotidiano in una ricerca di perfezione formale e rielaborazione concettuale

RAMELLA Giorgio

Giorgio Ramella nasce a Torino il 24 febbraio 1939. Compiuti gli studi classici, frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove segue il corso di pittura di Enrico Paulucci e di tecniche incisorie di Mario Calandri. L’esordio sulla scena artistica torinese è negli anni Sessanta con un’esposizione alla Galleria La Bussola insieme a Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini; nella stessa galleria allestisce la prima mostra personale nel maggio del 1964.
I lavori iniziali, gli Incidenti, sono caratterizzati da forme e frammenti metallici che compongono strutture drammatiche e allo stesso tempo rigorosamente calibrate. Un’opera di questa serie è acquisita nel 1962 dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma, mentre altre vengono esposte in importanti mostre nazionali, come il Premio San Fedele a Milano nel 1961, il Premio Michetti a Francavilla al Mare, il Premio Scipione a Macerata nel 1964 e la Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1965 Ramella ottiene il primo premio di pittura al Premio Nazionale Villa San Giovanni e nell’anno successivo partecipa al Salone Internazionale dei giovani, mostra itinerante alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, alla Scuola Grande di San Teodoro a Venezia e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. Durante questa mostra, curata da Guido Ballo, Ramella incontra e frequenta artisti milanesi come Pardi, Colombo, De Filippi, Marzot, Spagnulo, Baratella e altri stranieri quali Arroyo, Aillaud, Schmidt, Ramosa.
Nel 1970 è presente all’esposizione Quelquestendences de la jeunepeintureitalienne a Ginevra, Parigi e Bruxelles, curata da Luigi Carluccio. Dopo aver sviluppato ricerche di impronta più astratta e geometrica, nei primi anni Settanta, l’artista torna alla figurazione partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali quali, 6 grabadoresitalianos alla Casa del Siglo XV di Segovia; il Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di Milano; Perché ancora la pittura alla Reggia di Caserta; Grafica italiana contemporanea al Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires, San Paolo del Brasile e di Toronto; la Fiac al GrandPalais di Parigi; Il museo sperimentale al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli.
Nel 1985, curata da Paolo Fossati per le Edizioni Fabbri, esce la monografia Un pittore dipinge la pittura, che illustra l’orientamento assunto in quel periodo: attraverso una messa in scena quasi cinematografica Ramella rappresenta con affettuosa ironia la figura del pittore tradizionale ottocentesco en plein air.
Nel 1990 a Palazzo Robellini di Acqui Terme la mostra Due stagioni allo specchio, curata da Lorenzo Mondo e Francesco Tedeschi, mette a confronto le opere del primo periodo, Incidenti, con quelle realizzate alla fine degli anni Ottanta Lettere e Pavimenti.
Nel 1991 partecipa all’esposizione, curata da Enrico Crispolti, Segni, strutture, immagini alla Galleria Salamon di Torino. L’esposizione personale del 1993 al Palazzo del Comune di Spoleto, curata da Flaminio Gualdoni, documenta un momento significativo nella tecnica e articolazione del mezzo pittorico nel lavoro di Ramella.
Nel 1994 una sua grande Crocifissione, esposta nel Convento di San Bernardino di Ivrea in una mostra presentata da Giovanni Romano, è acquistata dalla Fondazione De Fornaris per la Gam di Torino. La stessa opera è anche esposta a Lione e al Palazzo Ducale di Mantova in occasione della mostra La croce e il vuoto curata da Raffaella Morselli.
Tra il 1994 e il 2000 l’artista lavora, dopo un viaggio negli Stati Uniti, ai Graffiti che espone alla Maze Art Gallery di Torino e al Castello di Barolo, e alla GalerieUnterTurm di Stoccarda e al MuséeDépartemental de la Préhistoire a Solutré, Mâcon.
Nel 2001 alla Galleria La Nuova Gissi di Torino, espone per la prima volta il ciclo dedicato a Vincent Van Gogh, che successivamente porta alla Galerie di Lione e al Centre Le Polaris di Corbas.
Nel 2003 la Regione Piemonte dedica a Giorgio Ramella una retrospettiva al Convento dei Cappuccini di Caraglio; nella mostra che copre circa dieci anni di lavoro sono esposte le prime opere in cui l’artista elabora una personale visione del mito orientalista.
Nell’estate del 2006 presenta a Roma, nel Complesso del Vittoriano, una trentina di grandi opere in una mostra intitolata Ramella: dai Graffiti all’Oriente 1994-2006 curata da Enrico Crispolti.
In questi anni prosegue il viaggio esotico di Ramella, dall’Oriente si spinge più a Sud verso atmosfere africane per approdare nel settembre del 2009 con la mostra A Oriente verso Sud in uno degli spazi espositivi più affascinanti della città: l’ottocentesca fabbrica per la costruzione e manutenzione di locomotive e vagoni ferroviari. Nell’Officine Grandi Riparazioni di Torino la curatrice Lea Mattarella propone venticinque tele di grandi dimensioni che ben si fondono negli imponenti spazi di questa architettura industriale. Così, quasi come per contrasto, altrettanto distintamente le opere di A Oriente verso sud vengono esposte nelle raffinate sale di Palazzo Litta a Milano.
Fanno da sfondo paesaggi africani attraversati da bimotori e ricordano vecchi francobolli le tele di Fly Zone; l’esposizione curata da Marco Di Capua a dicembre del 2011 nelle prestigiosa sede di Palazzo Chiablese di Torino. Circa trenta opere di diverso formato si accompagnano a piccoli aereoplani in legno costruiti e dipinti dallo stesso Ramella in un allestimento che li vede sospesi al soffitto e riflettere le ombre sulle pareti e nei dipinti a olio. Il tema dei paesaggi africani è ripreso nel 2013 nella mostra Air Mail al Museo Caproni di Trento e al Forte Priamar di Savona. È del 2014 la partecipazione alla mostra Doppio sogno, un percorso dialogico tra scultura e pittura a cura di Luca Beatrice e Arnaldo Colasantial Polo Reale di Torino. Nel 2017 tiene la personale Ramella, dipinti e disegni alla Fondazione Guglielminetti di Asti e nel 2021 è invitato a partecipare alla mostra Una infinita bellezza. Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, con la curatela di Virginia Bertone, Guido Curto e Riccardo Passoni, alla Venaria Reale.

a cura di G. Ramella

INCERTI Iller

 

Iller Incerti nasce a Montecchio Emilia dove vive tutt’ora. Ha conseguito nel 1988 il diploma all’Accademia di Belle Arti a Bologna. Fin da subito si dedica ad una ricerca artistica che lo distingue in chiave personale per l’uso dei segni sovrapposti alle immagini. Fin dagli esordi con l’arte, “diventa un ricercatore bulimico di immagini, un rabdomante che deve trovare, attraverso la loro sequenza, il fil rouge della storia”. Incerti si crea un archivio personale di frammenti di vita vissuta, di immagini della contemporaneità, di segni, di linee e di forme. La sua è un’esplorazione, un’ analisi, una raccolta a piene mani di tutto ciò che è fruibile e ha un significato sensibile ed evocativo. E’ un lavoro instancabile che va avanti all’infinito. Le immagini rubate e salvate nel pc, nei lavori più vecchi, vengono lavorate con programmi di sovrapposizione di figure e di segni, virate e contrastate, realizzate con effetti di stampa digitale. Ultimamente si avvale dei più moderni tablet e laptop per graphic-designer, colorando a mano e sovrascrivendo i segni per dar vita un’opera elaborata in modo totalmente estemporaneo e soggettivo. La validazione del lavoro avviene fin da subito, infatti dopo alcune mostre itineranti “Avamposti” curate da Marisa Vescovo, la prima esposizione importante avviene sotto l’egida di Achille Bonito Oliva che lo accosta alla pop art e al fumetto nella mostra del 1989 “Artoon l’influenza del fumetto nelle arti visive del XX secolo” presso il Palazzo della Civiltà e del Lavoro a Roma. Nel catalogo della mostra il critico salernitano a proposito di Incerti scrive: “L’artista adopera come segni del proprio paesaggio antropologico i simulacri bassi provenienti dai mass media, come lacerti di cultura orale e popolare, destinati all’obsolescenza ed all’oblio; l’artista recupera elabora e consegna a futura memoria ciò che invece andrebbe perduto(…) “Da allora le esposizioni ufficiali in musei, fondazioni, mostre personali, pubbliche e private sono arrivate ad oltre 300 ed il mercato del collezionismo dal Giappone, al Canada, al Sud America, fa a gara per accaparrarsi i suoi “pezzi” che sono presenti al New Orleans Museum of Art, all’Art Museum di Baltimora e al Musée d’Art Contemporain di Montreal. Io, come Critico d’arte ho seguito la sua produzione di questi ultimi dieci anni che è transitata da immagini montate come scatole luminose (lightbox) a videoart salvati su chiavette USB ad interni con accostamenti sprezzanti, ma pur sempre lirici ed evocativi.
Infatti Incerti è un ricercatore, un rabdomante ed è proprio per questo che la sua Arte deve modificarsi nella, forma, nel tempo e nello spazio per viaggiare attraverso mondi paralleli in cui la cripto arte è il collezionismo del futuro.

biografia a cura di Carla Bertone

CIMBERLE Aldo

CIMBERLE - Foto

 

Aldo Cimberle nasce nell’aprile del 1911. Frequenta le scuole d’arte sin da ragazzo e si dedica alla pittura e al disegno litografico. Tra il 1935 e il 1940 si reca in Somalia, Etiopia e Libia. Prigioniero di guerra in Egitto per cinque lunghi anni ha egualmente modo tra il 1944 e il 1945 di continuare a dipingere presso la “ Welfare art Sudios” al Cairo, come insegnante di disegno eseguendo per il comando inglese della RAF, quadri e pannelli di grandi dimensioni.

Rimpatriato nel 1946, apre uno studio di grafica pubblicitaria e illustrazioni a Torino, attività che lo assorbe per gran parte della sua vita, parallela alla creazione artistica nella difficile tecnica dell’acquarello.

Nel 1953 fece la sua prima personale alla “Saletta Gissi” di Torino.

Compie diversi viaggi in giro per il mondo da cui ricava spunti e impressioni, dal mar Nero al Senegal, dal Marocco in Israele e tra le Alpi, per le sue opere. Visita la Francia che lo porta a scoprire le bellezze della Normandia e della Bretagna, soggetti a lui molto cari.

Frequenta il “Corso libero del Nudo” presso l’Accademia Albertina di Torino.

Socio della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino dal 1953 e del Piemonte Artistico Culturale dal 1959. Viene invitato a far parte dell’Associazione Italiana Acquarellisti di Milano.

La sua attività pittorica lo porta a partecipare a molte collettive nazionali e numerose sono state le sue mostre personali in tutta Italia.

Muore a Torino il 27 Marzo 1996.

BRUNETTO Silvio

Silvio Brunetto nato il 30 agosto 1932 a Ceretta di San Maurizio Canavese (Torino), muore a Torino nel 2024

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Giovanissimo si è iscritto ai corsi di figura delle Scuole San Carlo a Torino, mentre nel 1951 inizia a visitare il Museo Civico d’Arte Antica, dove ammira le opere esposte dei grandi e storici maestri che riprende con rapidi ed essenziali schizzi.
L’anno successivo frequenta i corsi del nudo dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Contemporaneamente approfondisce la conoscenza del disegno dell’incisore Marcello Boglione, della limpida impostazione realistica di Felice Vellan, sino a cogliere la delicata gamma cromatica di Mario Lisa e la fantasia di matrice surreale dei Surfanta.

Uno studio e una formazione che gli hanno permesso di dipingere una serie di preziosi nudi femminili, di eseguire a matita i ritratti dei pittori Carlo Musso e Umberto Colli e dei violoncellisti durante le prove d’orchestra e, in particolare, delineare la figura di Rigoletto con il luminoso tocco dell’acquerello.
Seguendo gli insegnamenti di Marcello Boglione, dal 1953 al 1955, ha preso parte alle mostre del “Gruppo Bianco e Nero” allestite alla torinese Galleria della “Gazzetta del Popolo”.

Nel 1962 espone per la prima volta al Piemonte Artistico e Culturale di Torino, nel 1967 è presente alla “sociale” della Promotrice delle Belle Arti al Valentino e inaugura la prima mostra personale alla Galleria La Bottegaccia di Giaveno, vince il Premio al Trofeo Nazionale Gancia a Mango d’Alba e il Premio di Pittura Navetta d’Oro Città di Chieri, EPT-Pro Moncalieri.

Dopo aver partecipato nel 1969 alla Prima Biennale d’Arte Figurativa Contemporanea alla Galleria Arteviva di Torino, nel 1971 inizia a esporre al Circolo degli Artisti, dove presenta sino al 2017 le sue opere dal tratto figurativo, sempre misurato nella delicata resa dei soggetti, insieme a Ottavio Mazzonis, Angelo Saglietti, Roberto Terracini, Giuliano Emprin e Virgilio Audagna.

E nel 1974 collabora proprio con lo scultore Virgilio Audagna alla scuola di perfezionamento artistico di Cinaglio d’Asti.

Del 1983 è la mostra al Circolo degli Artisti di Torino, a cura di Angelo Mistrangelo, autore della monografia “Silvio Brunetto” delle edizioni F.I.M.I. di Torino e nel 1984 espone alla Camera di Commercio Italiana di Parigi.

Il suo percorso artistico e pittorico è corredato nel 1988 da un’ampia opera monografica, curata da Angelo Mistrangelo. L’anno seguente è invitato con una mostra personale alla Galleria Hyakugo di Tokyo e partecipa alla collettiva “Pittori e scultori da Torino a Volgograd”, Sala delle Esposizioni dell’Unione degli Artisti, Provincia di Torino, Regione di Volgograd.

Nel 2003 presenta al Circolo degli Artisti di Torino la monografia (Edizioni Alpi, Torino)dal titolo “Il fascino della neve”, curata da Angelo Mistrangelo, e nello stesso anno tiene una mostra personale alla Galleria Berman di Torino. Nel 2006 è invitato, in occasione delle Olimpiadi Invernali a Torino, all’esposizione “Olimpiadi Invernali 2006, neve a Torino”.

Nel 2012 la Regione Autonoma Valle d’Aosta gli dedica la rassegna “La Vallée, luci e colori” a cura di Angelo Mistrangelo con il coordinamento di Giuliana Godio. E tra il 2013 e il 2017, la Galleria Fogliato di Torino ha ospitato ben tre sue personali.

Nel corso della sua attività Brunetto ha partecipato e vinto diversi concorsi e premi di pittura a livello nazionale, e collaborato con gli scrittori piemontesi per illustrare le copertine dei loro libri come il giallo di Pier Massimo Prosio “Natale al Castello” delle Edizioni Fògola.

a cura di Angelo Mistrangelo

CASORATI Francesco

LODOLA Marco

 

Marco Lodola nasce a Dorno (Pavia) nel 1955. Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze e a Milano, conclude gli studi discutendo lodola_muna tesi sui Fauves che con Matisse saranno un punto di riferimento per il suo lavoro, come anche Fortunato Depero ed il Beato Angelico.

Agli inizi degli anni ’80, a Milano, attraverso la Galleria di Luciano Inga Pin, ha fondato con un gruppo di artisti il movimento del Nuovo Futurismo, di cui è stato il principale teorico il critico Renato Barilli.

Sin dall’inizio dell’attività, la ricerca dell’utilizzo dei materiali industriali poveri, come il plexiglass, il perpex e gli smalti sono già fondamentali per il suo lavoro creativo, per poi giungere ad esperienze innovative. Li utilizza per ottenere delle immagini che rimandano direttamente ai suoi altri interessi culturali: dalla musica al cinema, dalla pubblicità al fumetto.

Dal 1983 ha esposto in grandi città italiane ed europee come Roma, Milano, Firenze, Bologna, Parigi, Lione, Madrid, Barcellona, Vienna, Amsterdam.

Ha partecipato ad esposizioni e a progetti per importanti industrie quali Swatch, Coca Cola, Titan, Vini Ferrari, Grafoplast, Nonino, Dash, Harley Davidson, Ducati, Riva, Illy (collana di tazzine d’autore), Carlsberg, Valentino, Coveri, Fabbri, I Mirabili, Shenker, e Seat.

Nel 1994 è stato invitato dal governo della Repubblica Popolare Cinese ad esporre nei locali degli ex archivi della città imperiale di Pechino.

Nel 1996 ha iniziato a lavorare negli Stati Uniti: Boca Raton, Miami e New York.

Ha partecipato alla XII Quadriennale di Roma e alla VI Biennale della Scultura di Montecarlo. Sono diverse le sue collaborazioni con scrittori contemporanei tra cui Aldo Busi, Marco Lodoli, Giuseppe Pulina, Claudio Apone, Tiziano Scarpa e Giuseppe Cederna.

Nell’estate del 1998, la Saatchi & Saatchi lo incarica di eseguire i disegni per le affiches di Piazza del Popolo a Roma, per l’Opera Lirica Tosca di Puccini. Nel medesimo anno fonda il “Gruppo ’98” impegnato a collegare artisti di diverse discipline, attraverso un’azione trasversale. Il manifesto del movimento viene reso pubblico nel suo studio-atelier di Pavia, un’ex-fabbrica aperta a: scrittori, musicisti e fotografi dove realizzano incontri interdisciplinari. Questo spazio verrà chiamato “LODOLANDIA”. Tale iniziativa produce effetti positivi, infatti lo scrittore Aldo Busi invita Lodola ad illustrare un volume del seicento del giapponese Ihara Saukaku per l’editore Frassinelli, anche Marco Lodoli, suo quasi omonimo, gli chiede di disegnare le copertine dei suoi romanzi. Sono stati attivi in eguale misura i rapporti con il mondo della musica e dello spettacolo.

Nel 2000 Lodola, da sempre legato alla danza, è stato incaricato dal Teatro Massimo di Palermo di realizzare “Gli avidi lumi”, quattro totem luminosi alti sei metri, raffiguranti episodi significativi delle nove opere in cartellone. Per l’occasione è stato realizzato un video-documentario di Sergio Pappalettera. Le sculture rimarranno collocate nelle maggiori piazze della città, come è già avvenuto a Montecarlo, Riccione, Bologna Paestum al Castello Visconteo di Pavia, San Paolo del Brasile e a Cagliari.

Nel 2001 per il Premio Letterario Nonino è stato autore delle opere assegnate ai vincitori dell’edizione. Nello stesso anno è stato incaricato di curare l’immagine del Carnevale di Venezia. Per l’occasione la Fondazione Bevilacqua la Masa ha organizzato la mostra Futurismi a Venezia con opere sue e quelle di Fortunato Depero.

Nel giugno del 2002 ha creato la scultura luminosa dedicata alla figura del grande imprenditore Venceslao Menazzi Moretti, che è stata installata nel nuovo parco nella città di Udine, la dove sorgeva il primo stabilimento della famosa birra.

(biografia consultabile su ARCHIVIO MARCO ODOLA)