Giovanni Boldini nasce a Ferrara 31 dicembre 1842. A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini e di Giovanni Pagliarini.
La sua prima opera nota fu Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855.
Nel 1862 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Stefano Ussi e del cavalier Enrico Pollastrini. Frequentò il noto ritrovo degli artisti fiorentini, il Caffè Michelangelo, dove conobbe Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, del quale fu ospite nelle sue ville di Montorsoli e di Montemurlo, e Michele Gordigiani (1830 – 1909) e già manifesta il proprio interesse, che non abbandonerà mai, per i salotti eleganti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia: spesso ospite degli inglesi Falconer, decorò con tempera stesa a secco le pareti di una saletta della loro villa pistoiese “La Falconiera”: la villa sarà acquistata nel 1938 dalla vedova del pittore e custodisce tuttora un centinaio di sue opere e di suoi cimeli.
Nel 1866 andò a Napoli con il Banti, che ritrae più volte. Nel 1867 compì un viaggio in Francia con i Falconer; a Parigi visita l’Esposizione Universale e conobbe Edgar Degas, Alfred Sisley e Édouard Manet.Si stabilì a Londra nel 1870, invitato da William Cornwallis – West, conosciuto a Firenze, che gli mise a disposizione uno studio nel centro della città, frequentato dall’alta società ma alla fine dell’anno fu nuovamente a Firenze.
Nell’ottobre del 1871 si stabilì a Parigi aprendo uno studio nell’avenue Frochol e poi a place Pigalle dove risiede con la modella Berthe. Lavorò per il più importante mercante d’arte parigino, Goupil, per il quale operavano già pittori di grande successo come Mariano Fortuny ed Ernest Meissonier, oltre agli italiani Giuseppe Palizzi e Giuseppe De Nittis. Dipinse una serie di quadri di genere, d’ambiente settecentesco, allora molto in voga. Nel 1874 espose con successo al Salon di Parigi Le Lavandaie.
Nel 1876 viaggiò in Germania, dove conobbe e ritrasse il grande pittore Adolph von Menzel. Nel 1886 dipinse una prima volta Giuseppe Verdi su tela – gli donerà il ritratto sette anni dopo a Milano – ma, non soddisfatto dell’esito, lo ritrasse nuovamente il 9 aprile 1886, utilizzando il pastello su carta. Il pittore lo tenne per sé, presentandolo all’Esposizione di Parigi del 1889 e nel 1897 alla I Biennale di Venezia, donandolo infine alla Galleria d’Arte Moderna di Roma nel 1918.
Il 5 febbraio 1887 assistette nel Teatro alla Scala di Milano alla prima dell’Otello di Verdi, ricevendone il dono lo spartito. Nel 1889 fu nominato commissario della sezione italiana all’Esposizione Universale di Parigi, esponendovi tre suoi ritratti.
Nel 1892 tornò in Italia, a Montorsoli, ospite del Banti, per soddisfare la richiesta del Museo degli Uffizi di un suo Autoritratto. Torna poi a Parigi.
Nel 1904 chiese in sposa Alaide Banti, figlia dell’amico pittore Cristiano, ma il matrimonio sfumò e a Parigi Boldini avviò una relazione con la signora de Joss de Couchy. Con l’inizio della guerra, nel 1914 si trasferì a Nizza con la nuova modella Lina fino al 1918; l’anno dopo fu insignito dal governo francese della Legione d’onore. Ormai malato, la vista indebolita, nel 1926 conobbe la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposò il 29 ottobre 1929. Muore a Parigi l’11 gennaio 1931; la sua salma è stata tumulata accanto ai genitori nel cimitero della Certosa di Ferrara